Collettiva presso la galleria "Il Futurista" di Crotone
(Dal 24 Aprile al 10 Maggio 2009)
"E' così che l'iniziazione permette al giovane di affermare la propria condizione adulta, essendo orgoglioso di essere uscito dall'indifferenziato uomo donna che perdura nei non iniziati"
(Philippe - Emmanuel Rausis "L'iniziazione" Mondadori pagg.55)
La luce del tempo innestava strane magie. Il tempo donava parentesi d'azzurro e di rosso che nessuno riusciva a ricomporre in omogenee unità. Poi venne la "sacra follia" ed il mondo ebbe bisogno di valorosi "avatara", collocati come baluardi in difesa delle pallide lune colorate. La vita percorreva strade inconsuete e sua sorella storia ne volle rendere conto in percorsi di memoria e di dolore. Occorreva agire al più presto per ri-formare le unità lacerate nei vari processi biologici. Così si scoprì la PITTURA "fragile ostello di sconsiderati", ma anche luogo dalla indicibile verità. Da Lei, sorella Pittura, conseguirono altri mondi e altre conoscenze furono fatte grazie ad essa in un mondo che aveva conosciuto la più delirante delle azioni umane: la crudeltà.
Oggi tre giovani artisti, tre "avatara" della pittura, Lorenzo Bruschini, Giorgio Dante, Tommaso Didimo, hanno ri-visto la cultura dei solerti maestri del passato per piazzarla dentro codici o schemi che risentono del sublime "astro-estro" del tempo dei "Risoluti". I tre "avatara" parlano con lingua degli avviati a ben altre verità e hanno per statuto interiore l'apprensione e il vigore, la determinatezza e la sperduta malinconia, la riflessività e l'azione "spiazzante". Uno di loro, Giorgio Dante, riflette nella sua opera elementi dalla forte carica erotica, ma non con un segno incisivo che gli permette di trovare il senso oggettivo delle cose, dei luoghi, della vita. Il tutto condito da un sapiente uso del colore, in una atmosfera di luci ed ombre dalla perentoria unità. Per Lorenzo Bruschini si può parlare di un codice magno - greco poiché il romano formula, nelle sue tavole, corpi e memorie e antichi "sapori" di una liturgia ancestrale che non muore mai, anzi si dona come stazione da cui far partire il treno della "conoscenza artistica".
"La ferita di Sisife", tecnica mista su tela, 2008
Dei tre Tommaso Didimo pianta la sua radice nelle stagioni dell'informale classico con una pennellata rapida e convulsiva e sublimando l'individualismo dell'opera in un apparato posto al di sopra delle cose degli uomini. Per quest'ultimo, il colore è motore dinamico e infinito che lascia spazio alle fertili fantasie dello scrutatore. Che il tempo allora doni certezze esclusive agl'i uomini dell'arte poiché dal loro operato ne consegue una permanente cognizione della bellezza e della verità - e della sublime conoscenza di "sorella Pittura".
Prof. Giuseppe Parisi
Critico d'Arte
Critico d'Arte
Nessun commento:
Posta un commento