* Le opere esposte di Tommaso Didimo all'evento "Il Canto della Sirena" riguardano la produzione artistica del 2009 e sono state ampiamente discusse e teorizzate dal Prof. Robertomaria Siena.
Tommaso Didimo e l' "Anacronismo Informale"
La ricerca ha sempre costituito, per Tommaso Didimo, la stella polare a cui guardare con costante fedeltà. Da questo dato di fatto scaturisce quella che possiamo tranquillamente definire la "rivoluzione del 2009". Di che si tratta? Didimo, finora, ha (felicemente) oscillato fra un informalismo perfetto ed una prassi pittorica semifigurativa. Ora invece il giovane artista lancia a se stesso e al fruitore la sfida dell' Anacronismo Informale. Partiamo dall'aggettivo; il pittore rimane fedele al suo antico amore per l'Informale e per l'Espressionismo Astratto. Questa predilezione affonda le sue radici, come abbiamo detto più volte, in un antiplatonismo radicale; non ci sono il "mondo vero" ed il "mondo apparente"; il "mondo apparente" risolve in sé l'essere nella sua totalità. Leopardianamente il nostro sostiene che tutto è materia e che lo spirito, se esiste, è solo un altro nome della materia. A sua volta la materia è instabile, densa, opulenta affascinata dalla sua stessa fisicità. Possiamo parlare di Slancio Vitale bergsoniano a patto però che ci rendiamo conto del fatto che il pittore corregge il grande filosofo francesce. Bergson dice che lo Slancio Vitale è la coscienza che penetra nella materia e l'organizza. Per l'artista, al contrario , la coscienza è materia e, al di fuori della materia, nulla salus. Detto questo, vediamo come si comporta la materia evocata da Didimo.
Quali ragioni del sostantivo "Anacronismo"? E' presto detto; l'Anacronismo appare quando scendono in campo i miti e gli dei. Si guardi, tanto per fare un solo esempio, al "Dio-Demiurgo", un palese omaggio a Marcione e alla sua eresia. Ecco dunque un Dio, anche se

La celebrazione della materia serve anche per confutare la "strategia dell'impurità"; quella "strategia" che ha teso e che tende a liquidare la pittura. In questo senso la posizione di Didimo è del tutto radicale; la primazia della pittura viene enunciata attraverso, lo ripetiamo, l'esibizione del corpo scoperto della pittura la quale getta in faccia al fruitore la propria pelle e le proprie viscere. Una pittura che, al contempo, coltiva la bellezza senza alcuna timidezza; è questo senz'altro un altro elemento che riconduce l'artista all'interno dell' Anacronismo. In questo modo non ci possono essere equivoci: il sogno, la bellezza, gli dei e i personaggi fantastici vengono così definiti per quello che sono; entità reali e corpi al quadrato. La conclusione è che per Tommaso Didimo l'arte non è un arabesco astratto; l'arte è realtà realissima, cioè l'unica verità solida a cui possiamo accedere; tutto questo, non a caso, costituisce quella "religione dell'arte" che è l'asse portante della filosofia dell'Anacronismo.
**Per approfondimenti sono disponibili altri testi critici nella sezione "Critica" in alto a sinistra.
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